Agnitiòne
Li(e)v(e)ia
Empàtheia
parafrasi
da “Ligeia” di Edgar Allan Poe
dedicata
a Livia
Bidoli
Sarà la
volontà a tener desto il mio ricordo e il suo divenire perché non
muoia e rigermogli dopo l’algida paralisi del tempo.
Anamnesicamente
cerco di ricollocare nella mia corteccia la prima immagine che venne
formandosi di Li(
e sempre mi si rimanda la convinzione dubbiosa che essa abbia sempre
fatto parte di me come uniti siamesicamente in circolazione
extracorporea di cui s’intravedano e percepiscano tattilmente a
seconda della temperatura le variazioni che vanno dai suoi tanto
amati tersicorei viola purpureo ai bagliori rosso scarlatto.
Il luogo
dopo che in me, va configurandosi in un’antica villa romana che
chiamerò per praticità Thor,
insieme vivida di luci e inquietante di tenebre, quasi scenografia
naturale e negli interni drappeggio della complessa-ambigua-solare
personalità di Li(
ed ecco allora rammentarla nell’atto di comparire come per magia dal
“boschetto” col
Lieve nobile
ondeggiare dell’andatura cullante del sogno, coi fini capelli ora
fluenti ora caschettati ora ombrare ora rivelare ora fessurare quei
fari luminosi e chiari e inoltrandosi in essi…turchini…blu…come
quando la luminosità dei suoi abissi amati va scemando e i colori
della vita si tramutano dal saturo al nero profondo, nel buio a
sondare ciò che non siamo più, eppure concentrati nella nostra
monolitica densità, prima di fondersi.. liquefarsi… impolverire e
ricadere come nettare per impollinare sempre nuove e complesse
beltadi dal buio e dalla “morte”
rigeneratesi
Nella
primitività temporale ed impalpabile non ebbi mai ardire
d’approfondirne una sia pur minima identità, tanto era bastante
quella che abbagliante mi si palesava e che l’andare
verso paralizzava.
Bastante e
inebriante era per me la Sua
presenza tale da percepirne… “L’Ombra
della Sua
Ombra”... che rivelava in me un
turbamento che tradiva insieme il più disperato innamoramento,
l’inimmaginabile rigidità del mio galoppante lussurioso desiderio,
della mia montante omicida gelosia, del possessivismo che m’invadeva,
della morte che avevo conferito al sonno.
Sollievo per
me rappresentavano le sublimazioni indotte dalle nostre coatte
frequentazioni dei classici, il Bardo
in particolare, crocevia e Virgilio
del nostro iniziatico viaggio.
E i paragoni che andavo contrapponendo con l’altra Liv....
già musa di Bergm...
che m’abbagliò in una trasposizione della Donna
del Mare, quell‘Ellida
che poi di Li(
sarebbe stato una passione ed una “idendeificante
reincarnazione acquatica”.
Ma fece in modo di stupire nonostante l’età e la verde esperienza, e
forse proprio per questo, di come passasse, volasse danzasse, Lieve,
allegra, pungigliosa e leggiadra, dalle
Smorfie agli ambigui oltraggi della corte
di Vienna, a Regina della foresta di Arden, quella Rosa-Linda
che dall’umida notte boschiva traeva il nettare rugiadoso rigenerante
per scivolare ancor più Lieve
nei sofisticati passaggi ermafroditi.
E
poi del nostro instancabile discutere ed argomentare, già viatico
di un futuro che non avremmo potuto immaginare!
E venne
la notte….quando i compiti insiti nei
contratti, nell’età e nei ruoli inesorabilmente reclamavano le loro
scadenze, quelle dei figli diventati grandi, quelle delle
ingratitudini loro malgrado, quelle del non avere ancora appreso a
guardare oltre il Se,
e del trascurare le energie e l’amore che insieme si sono scatenate
ricevute e sottratte.
E allora
quell’ultimo percorrere il viale alberato è per la Diva
la passerella e la liberazione dalla dipendenza, e per il mentore
il suo Sunset Boulevard..…gli
occhi irrorati di pianto impotenti di Scottie
che osservano impressionisticamente
Madeleine giù dalla
torre della missione
.
Una
moltitudine di Rowena
passarono… e su tutte disperatamente il demiurgo creatore
illusionista tentò d’infondere loro quanto aveva introiettato di
quell’ubriacatura di Li(uce,
il guarire da quel lutto estetico e sensuale, da quel sfiorato e
vilmente non trattenuto concetto di perfezione e appagamento come
nella sintesi di Scarpia:
“..darei la vita per asciugar quel
pianto…” E rammentare quando ospite e
adiacente una sua magione percorrevo le scale e vi soggiornavo notti
intere nella vana infantile speranza di poterla ancora
coraggiosamente
rivedere…. E anni in cui la nostalgia non fu dissimile da quella
del mio amato Berlioz per Harriette….
Ma gli occhi
di “Scottie”
lacrimarono ancora alla vista di “Madeleine-Judy”
nel giorno
in cui i Legami dalla e della Morte cessarono
e la Sua Sinfonia
Fantastica irruppe.… da uno spartito, da
una pagina di quelle che per atto mancato si digitano…ecco
tornarmi un nome (come
le orme di Oreste per Elettra,
l’ombra dell’ombra di Ligeia) che del mio
faceva un omaggio, una citazione, e con stupita curiosità mista a
timida speranza violentai i suo sparsi profili
gotici e andai imbattendomi nei percorsi che
Li( aveva
intrapresi e che sorprendentemente pur nell’apparente diversità
tutto a Lei mi
riconducevano, la brillante interprete d’un tempo ora fine poetessa,
iniziatrice di linguaggi capace di imitare come Shakespeare
faceva col Bandello
e farne “Otello” e
Li(
naufragare nell’infinito del Recanatese.
La
sorprendente sensibilità ed assonanza per tutto ciò che amo, sia
essa letteratura e musica io in Li(
ritrovo e mi riconosco come se quella rugiada
figlia delle fluviali lacrime m’avesse
rigenerato in amniòs, dove ho naufragato
incognito-inconsapevole!? ed ecco allora i
saggi e le tesi sul nostro Baltimoriano,
tutte vissute dal di dentro matericamente
e osmoticamente fino all’indistinguibile.
La fine
critica di spettacoli, insieme colta preparata informata e sensibile
al punto di farli rivivere attraverso lo scritto nella loro
trascinante realtà, siano essi prosa, danza, balletto o concerto,
l’instancabile creatività animatrice di un luogo dello spirito
online tutto raffinatezze, argine alla morte dell’Es, roccaforte
d’una possibile alternativa al sonno della ragione.
E quei semi
lanciati…..
….ora
l’inverno della nostra amarezza s’è cambiato in gloriosa estate a
questo sole di York….
Set down,
set down your Honourable load..
…Your
beauty was the cause of that effect;
Your
beauty, which did haunt me in my sleep
To
undertake the death of all the world,
I live one
hour so might in your sweet bosom
Natura!
Sei tu la mia unica Dea
e solo
alle tue leggi io m’inchino
volgono ora al raccolto del reincontrarsi, più
luminosamente vivido del nostro pregresso coma
la
nostra notte sfarzosa
dei
nostri anni solitari
in veli
sommersi di lacrime
ondeggianti
al ritmo della musica delle sfere
In questo
almeno mai potrò ingannarmi…
quei
grandi fulgidi occhi del mio perduto futuro
si sono
riaperti
e tutta la
natura torna ad incromarsi
*
Che le perle siano il riflesso del tuo sole
Che i raggi percepiscano ovunque il tuo volto
Nel mistero del fiore *
Li(e)v(e)ia
Sergio
Salvi
* Versi di
Livia Bidoli